Sir Alexander Hardcastle
e la Valle dei Tempi di Agrigento



La nostra importante e forse poco nota storia comincia nell'anno 1920 ad Agrigento (all'epoca Girgenti) quando alla stazione ferroviaria di Agrigento Bassa scendono due signori, chiaramente provenienti da altre nazioni.
Ad attenderli una carrozzella che percorrendo una polverosa strada sterrata (oggi via Imera) li accompagna dalla lontana stazione ferroviaria fino all'Hotel Villa Belvedere nell’odierna via S.Vito.
Ad accoglierli con tutti gli onori all'ingresso dell'Hotel lo stesso proprietario.
Nessuno poteva mai immaginare che queste persone avrebbero scritto l'inizio di una grande storia che dopo molti decenni avrebbe addirittura ottenuto il riconoscimento ufficiale dell'U.N.E.S.C.O..
I due turisti erano il Capitano dell'Esercito Inglese Sir Alexander Hardcastle accompagnato dal fratello il Reverendo Henry. L'intraprendente albergatore, che tanto ne aveva caldeggiato la visita, Cesare De Angelis, a cui certamente bisogna ascrivere il grande merito di aver dato inconsapevolmente il via alla valorizzazione di un sito archeologico fra i più importanti al mondo.
Il Capitano dell'Esercito di Sua Maestà era essenzialmente un'uomo d'azione, ma abbinava questo pregio ad una grande curiosità e quindi intelligenza nonchè ad una non comune cultura oltre ad ampie facoltà finanziarie, tutte qualità che lo avevano già portato a visitare moltissime località di grande interesse nel mondo.
Sir A. A. trascorre così pochi giorni ad osservare con attenzione ed acutezza i luoghi e le loro caratteristiche e forse complice l'incantevole clima tipico di questa Valle decide subito di porre la sua residenza in Agrigento, anzi con la collaborazione dello stesso De Angelis acquista subito una villa edificata proprio al fianco delle rovine del Tempio di Eracle, lungo le mura dell'antica Akragas a brevissima distanza dalla famosa Porta Aurea.
Cominciano così lunghi e travagliatissimi anni dedicati completamente agli scavi e ricerche assoldando cospicue maestranze locali che retribuiva lautamente con le proprie finanze, solo in rarissime circostanze lo Stato Italiano finanziò un piccola parte di tali lavori, in compenso però elargì riconoscimenti ufficiali e titoli al grande mecenate. Ministro della Pubblica Istruzione proprio negli anni dal 1922 al 1924 era una nota personalità della cultura filosofica italiana di origini siciliane già docente presso l'Università di Palermo e poi transitato all'Università di Pisa: il Prof. Giovanni Gentile.
Si deve ricordare però che il periodo storico non era certo uno dei più felici per lo Stato Italiano anche da un punto di vista finanziario in quanto era appena terminata la terribile prima guerra mondiale, e quindi è almeno comprensibile che lo Stato Italiano avesse delle priorità assolutamente più urgenti.
L' indefesso e febbrile lavoro del Capitano porta alla luce moltissimi reperti di grande importanza, ma particolare menzione merita l’esatta ricostruzione di ben otto colonne del Tempio di Eracle, oltre a questo la sua opera produce una grande risonanza anche nella stampa estera tanto che anche il Times gli dedica un’importante articolo con una foto del Tempio di Eracle.
La sua munificenza non si limita agli scavi archeologici nella Valle dei Templi, ma elargisce grosse somme anche per la manutenzione ed il restauro di importanti edifici storici della città.
I positivi riflessi sociali di una tale mole di lavoro portano l’Amministrazione Comunale di Agrigento e la cittadinanza ad un'altissima considerazione e riconoscimento nei confronti dell'Ufficiale Inglese tanto che il suo desiderio di rimanere in questa città anche dopo la vita viene subito esaudito concedendo gratuitamente uno spazio sepolcrale come da suo desiderio, il più vicino possibile al tratto di cinta muraria prospiciente la Valle con una piccola apertura sul muro talché dall'interno del cimitero si potesse ancora "vedere" la sua amatissima Valle.
Purtroppo l'epilogo della vita di questo grande mecenate è veramente tragico, il fallimento della banca inglese ove erano depositati i suoi averi trascina nella rovina anche la famiglia di Sir A. A., il quale ridotto all'estrema indigenza e forse anche compromesso psicologicamente trascorre gli ultimi anni ricoverato nel locale Ospedale Psichiatrico confortato soltanto dalle visite dei pochissimi uomini colti e sensibili che lo avevano appassionatamente seguito e collaborato in questa sua impresa tanto importante quanto titanica.
Il Capitano Sir Alexander Hardcastle muore nel giugno 1933 e il trascorrere ineluttabile del tempo e la grave insipienza delle successive Amministrazioni Comunali e Regionali portano ad un mortificante oblio questa illustre e meritoria figura.
Solo pochi uomini colti e sensibili nel lontano 1984 danno vita ad un Convegno sull'opera di questo grande ricercatore annoverando fra gli illustri invitati anche lo storico inglese Prof. Cristopher Duggan presente anche in rappresentanza del connazionale Prof. Denis Marck Smith, autore il primo, di "Breve storia della Sicilia" riduzione della più corposa opera "A History of Sicily " dello Smith.
Altrettanto merito si deve riconoscere al Prof. Pio Luigi Lo Bue che con ammirevole spirito di iniziativa e giusto riconoscimento sull'operato del Mecenate inglese raccoglie nel suo libro " Alexander Hardcastle l'uomo l'archeologo e il suo tempo", pubblicato nel 1997, tutti gli atti di questo Convegno nonché gli articoli di quotidiani, le immagini di molti documenti originali e la rarissima bibliografia sull'argomento, tramandando così un importante pezzo di storia di ciò che rimane della "più bella città dei mortali" (Pindaro).
Forse è solo un caso, ma la grande lastra di marmo con l'attestato dell'U.N.E.S.C.O. che questi reperti archeologici costituiscono Patrimonio dell'Umanità è posta proprio a brevissima distanza fra il muro di cinta della Villa Aurea e l'ingresso al Tempio di Eracle.
Per giusto dovere di cronaca si riporta che nel mese di agosto del 2008 è stata aperta al pubblico la Villa che fù la residenza del mecenate inglese, con il suo busto in bronzo posto di fronte il cancello d'ingresso alla confluenza delle scalinate d'accesso.