I tesori della Sicilia

 

  Il frumento

 

Sicuramente alla maggioranza dei mototuristi che nella stagione estiva transita nelle località interne dell'Isola non sarà sfuggito uno spettacolo della natura realmente caratteristico e affascinante che difficilmente si può ammirare in altre regioni anche della stessa Italia.
Già dal mese di maggio un esclusivo e morbido manto di spighe di grano dal tenue colore giallo, tanto somigliante all'oro, ricopre ondeggiante le pianure e le più dolci colline dell'entroterra.
Questo prezioso cereale nella nostra Isola costituisce un vero simbolo di abbondanza e di benessere occupando da sempre un  posto di assoluta preminenza nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni. 
Le origini, la storia e l'uso di questo prezioso cereale in Sicilia infatti risalgono ad epoche così lontane e remote che non permettono agli storici di riportare date e circostanze storicamente valide sulla sua "scoperta" o sulla sua prima utilizzazione.
Molti eminenti studiosi si sono cimentati in questa ricostruzione, ma sulle origini tutti convergono nel riportare brani di antichissimi poemi o leggende.
Uno dei primi e più autorevoli storici che si sono cimentati su questo argomento è il saccense T. Fazello (1498-1570) che nella sua importante opera “Storia della Sicilia” vi dedica diverse pagine di indagine.
Il citato Autore sulle origini e sullo sfruttamento del frumento riporta infatti brani dell’Odissea e leggende citate negli scritti di Aristotele, Tucidide, Ovidio, Cicerone ecc.
Nella sua opera, “I Fasti”, Ovidio riporta che la Dea Cerere scelse come sua dimora la città di Enna per l’incredibile fertilità dei suoi campi “grata domus Cerere … multo fertilis Enna solo”.
Aristotele nel suo “Libro delle Meraviglie” definisce la stessa località come “meraviglia della natura ove crescono fiori in tale abbondanza e tanto profumati da confondere i cani”.
Antichissime fonti greche riportano che fu la Dea Cerere ad insegnare agli uomini l’uso del frumento e il citato Autore riporta un ormai desueto detto siciliano molto significativo: “basta con le querce” (satis quercus) indicando chiaramente che nelle epoche più antiche le popolazioni si cibavano prevalentemente con i frutti delle querce: le ghiande !
Sempre lo stesso Autore riporta che “per fecondità e fertilità non solo la Sicilia non è per niente inferiore all’Italia, ma deve essere ritenuta superiore per l’eccellente qualità del frumento”, infatti il poeta Virgilio nelle Georgiche riporta sull’argomento che antiche monete riportavano l’effige di Cerere su una faccia, sull’altra una spiga di grano.
Il Fazello annota pure che anche Cicerone nell’opera “Verrine” cita antiche opere che inneggiano al culto di Cerere ed ai numerosi templi che venivano dedicati alla Dea.
Il frumento quindi assume nella cultura e nelle tradizioni siciliane un ruolo di assoluto protagonista, ma non solo, infatti questo fondamentale alimento assurge ai massimi livelli simbolici anche nella religione cattolica ove il “pane” costituisce addirittura la rappresentazione materiale della Divinità.
Uno dei più eminenti studiosi contemporanei della storia della Sicilia e della sua “sicilianità”, il Prof. S. Correnti dell’Università di Catania, dedica il capitolo 5° “Un primato alimentare“ della sua fondamentale “Storia della Sicilia” alla dimostrazione che un rinomatissimo derivato del frumento, gli odierni spaghetti, all’epoca dell’indagine denominati “Vermicelli”, venivano confezionati in una località della costa Tirrenica nei pressi di Trabia ed esportati in gran quantità nel mondo allora conosciuto già nel 1154, il tutto ben 100 anni prima della nascita di Marco Polo e del suo famoso viaggio nell’estremo oriente.
Alla luce dei sia pur sintetici cenni sopra riportati sulle origini e sul millenario utilizzo del frumento in Sicilia è quasi consequenziale dedurre che i derivati di questo fondamentale cereale assurgono oggi in Sicilia ai massimi livelli gastronomici anche in campo mondiale, difficilmente si può trovare al Mondo qualche località ove si producono delizie del palato più attraenti dei dolci siciliani.
Un’altra parte di questi meriti la si deve comunque attribuire anche alla superiore qualità del frumento che attecchisce soltanto in questa Isola e certamente non è dato dal caso che già nella più antica raffigurazione della Trinacria erano comprese le dorate spighe del grano.
La cronaca di questi giorni riporta infine l’interessante iniziativa di esperti produttori cerealicoli orientata al riconoscimento ufficiale della esclusiva qualità del frumento Siciliano.
Iniziativa che comporterebbe anche la garanzia di incontaminazione di
questo nostro prezioso cereale dai prodotti geneticamente modificati.
Proprio in questo senso è certamente utile ricordare che le ben note qualità nutrizionali e organolettiche del frumento costituiscono la base della dieta mediterranea, dieta che nel corso del recente 2008 è stata proposta per il riconoscimento dell’U.N.E.S.C.O. grazie anche ai buon auspici di alcune Nazioni europee.
Il nostro famoso grano duro è stato giustamente definito “l’oro della Sicilia” infatti oltre ad essere l’essenza della “pasta con le sarde”, del “couscous di pesce”, dello “sfingione palermitano” e tante altre delizie del palato contemporaneamente svolge reali funzioni di contrasto delle malattie cardiovascolari, combatte l’invecchiamento delle cellule e previene anche l’obesità.
Anche l’amido, indispensabile elemento per la lievitazione della farina, svolge importanti funzioni mediche con la sua funzione di rallentare l’assorbimento degli zuccheri evitando pericolosi picchi glicemici nel sangue.
Realmente un raro ed invidiabile connubio di sapori e di benessere che assume sempre maggiore rilevanza nei nostri giorni per i negativi risultati evidenziati in una recentissima indagine condotta nel territorio italiano sull'aumento di pericolose patologie conseguenti ad una errata e scadente qualità dell'alimentazione.
Proprio per celebrare questo importante tassello della lunga e variegata storia della nostra Isola nel recente mese di dicembre si è tenuta presso la Biblioteca Pirandelliana di Agrigento e nella storica cornice del Castello di Racalmuto
una interessante mostra del Pane ove numerosi panificatori dei Comuni circostanti si sono sbizzarriti esibendo la loro bravura nel confezionare pani in forme originali ed artistiche, alcune riprese dalle peculiari tradizioni del proprio paese, altre vere e proprie creazioni che è quasi un peccato sciupare …. mangiandole.
 

Raffigurazione della Trinacria
rinvenuta in una antica moneta greca.
 

Ringraziamenti:
Dott. Arch. C. Carbone - Direttore della Biblioteca Pirandelliana di Agrigento
Dott. E. Sardo - Promotore dell'iniziativa nel comune di Racalmuto

 

Immagini: 
- "Mostra dei Pani di Sicilia" - Racalmuto 21 dic. 2008
-  Archivi fotografici di Siciliainmoto

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