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Catarratto e Grillo, freschissimi e profumati, preservano il
varietale dei rispettivi vitigni, esprimendo benissimo il territorio
e portando in bottiglia anche il finocchietto selvatico e le tante
erbette aromatiche che contornano i vigneti. Sono vini che
riflettono la natura schietta, ma lievemente ritrosa, di chi li fa.
I rossi sono due versioni di Nero d’Avola: una base più immediata e
di semplice beva, che non dev’essere necessariamente attesa e
cercata e che consegna il varietale di cappero insieme ad una fitta
trama di frutta rossa matura. Quindi un cru (il Vrucara, che nasce
da vigne quasi centenarie e curate singolarmente) che invece va
aspettato e coccolato in cantina per qualche anno, in attesa che la
sua esuberanza trovi pace, che il suo carattere si smorzi e che
l’espressione diventi composta e forte.
Per chi non fosse ancora sazio, per stradine strette e poco
trafficate (ma attenzione al fondo, poco curato e non sempre
all’altezza di moto stradali, soprattutto se sportive) si arriva a
Vallelunga, da dove si possono raggiungere le tenute Regaleali
(Tasca d’Almerita), che non hanno bisogno di presentazioni (SS121
Palermo-Catania).
La bellezza dei vigneti e dell’antico baglio basta già a
giustificare una visita che, con i vini, si completa in maniera
eccellente. Segnalo in particolare l’ottimo Chardonnay, ma è una
punta d’eccellenza in una gamma completa e senza troppe cadute di
tono (il Leone d’Almerita, per esempio, è un ottimo prodotto nella
sua fascia di prezzo). Meritano certamente un assaggio il Rosso del
Conte ed il Cabernet Sauvignon, entrambe bottiglie di una certa
levatura e di prezzo corrispondente.
Da Vallelunga a Valledolmo il tragitto è breve e serve a visitare
l’azienda Castellucci Miano. Gestita con amore, consiste in una
miriade di piccole particelle anche lontane fra loro, da cui
originano vini affascinanti ed eleganti, a base soprattutto di
Catarratto (il Miano) e Perricone (l’etichetta è PerricOne, dai
profumi complessi e fruttati).
E’ tempo di rientrare, e da Valledolmo la soluzione più semplice è
la SS121, tortuosa e godibile, in direzione di Palermo. Il percorso
si velocizza dopo Alia, quando la statale ridiventa la
Palermo-Agrigento (SS121-SS189), piuttosto scorrevole ma trafficata e pericolosa.
Anche ricca di autovelox, per cui le ragioni per essere prudenti non
mancano. Giunti a Palermo, la migliore alternativa è di prendere
ancora la SS624 in direzione di Sciacca, per poi uscire, dopo meno
di 15 km, allo svincolo per Giacalone e Partinico.
Da lì imboccare la SS186, tortuosa, stretta e panoramica, per
ricongiungersi, a Partinico, alla SS113 da imboccare in direzione
Trapani. Ultima sosta, prima di rientrare ad Alcamo, presso la
Cantina Sociale Sant’Antonio. E’ veramente difficile fare buoni vini
in una cantina sociale, per cui è ancora più da apprezzare l’opera
svolta, nel corso di lunghi anni di lavoro onesto, da chi ne ha
portato avanti la gestione. Ora, con l’apporto tecnico di Giovanni
Angileri, si realizzano vini a prezzi tanto bassi da essere
imbarazzanti (il confronto con la benzina, per esempio, fa capire
cosa ne è della viticoltura siciliana), ma che non hanno troppo da
invidiare a bottiglie di ben altra fascia di mercato.
Il Catarratto è fresco, ricco di note agrumate, con la giusta nota
amara del varietale. Ben fatto anche il Grillo, mentre è più
piacione e morbido lo Chardonnay. Tra i rossi, il Nero d’Avola è più
fresco e semplice, mentre Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah sono
estremamente potenti.
Un bell’esempio di cosa possono dare le nostre bistrattate campagne
quando l’azione dei singoli produttori ha un minimo di coordinazione
curata da persone valide.
Carta geografica Sicilia est.
Proprietà letteraria:
Marcello Ingrassia -
ingrassiamarcello@gmail.com
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